Bottega di Arte Lignea
Storia
Tale rigida divisione sembra però sfumare quando parla poi di artisti che assommano pratiche d’intagliatori che si adoperano come legnaiuoli o di maestri legnaiuoli con competenze di disegno e d’intaglio. Stando sempre al Vasari, discriminante è il rapporto di questi maestri con il disegno, nel senso che a differenza del legnaiuolo, l’intagliatore deve possedere tale competenza. Questa interpretazione, un po’ troppo schematica, sembra venir meno già al tempo del Baldinucci che narra come Taddeo Curradi, pur essendo scultore di legname, non possedeva alcuna nozione di disegno ma “senza aver imparato a disegnare diedesi a far Crocefissi d’ogni grandezza, assai belli”.
La tecnica della tarsia lignea venne importata anche nelle Marche dai grandi maestri toscani nella seconda metà del Quattrocento e raggiunse tra gli artisti locali l’apice in Domenico Indivini da San Severino Marche. Accanto a lui, benché prediligessero la tecnica dell’intaglio, le figure di eccellenti intarsiatori ascolani quali Giovanni di Matteo esecutore del coro della Cattedrale, il figlio Paolino con il socio Giovanni da Montelparo e Apollonio da Ripatransone.
Sebbene per molto tempo sia stata considerata un’arte minore, o quanto meno subordinata alla scultura bronzea e su pietra, la scultura del legno in Italia è stata recentemente rivalutata dalla storiografia moderna che ha dedicato ai manufatti antichi numerosi studi, accurati restauri ed eventi espositivi di grande successo.
Anche nel legno si contiene una forma “levando il superfluo dalla materia” e si nasconde un’anima e la sua scelta ha un presupposto nel calore emotivo che l’elemento comunica. Complessa è per di più la conoscenza tecnica del materiale e del suo comportamento in relazione ai fattori che possono sollecitarlo e modificarlo poiché risulta molto sensibile a svariati fattori di degrado e particolarmente all’umidità. Il legno è infatti un materiale naturale ad alta variabilità in base anche alle diverse specie legnose che si utilizzano e che conferiscono fondamentali differenze estetiche e tecniche (colore, venatura, elasticità, impregnabilità). Oltre a differenze tra specie diverse, esistono anche differenze nell’ambito della stessa specie.
L’ebanisteria è un’arte che consiste nella lavorazione del legno per creare mobili e altri oggetti decorativi. Gli ebanisti utilizzano diverse tecniche per lavorare il legno, tra cui la fresatura, la tessitura, la scultura e l’intaglio. La storia dell’ebanisteria è molto antica e risale ai tempi dell’antico Egitto, dove si creavano mobili in legno lavorati a mano.
Nel corso dei secoli, l’ebanisteria si è evoluta e ha raggiunto il massimo splendore durante il periodo del Rinascimento, quando gli ebanisti creavano mobili elaborati e raffinati. Oggi, l’ebanisteria continua ad essere un’arte molto apprezzata e il legno continua a essere un materiale popolare per la creazione di mobili, grazie alla sua bellezza, durata e versatilità.
Gli ebanisti moderni utilizzano strumenti come seghetti, torni e macchine utensili per la lavorazione del legno, ma molte tecniche tradizionali sono ancora in uso. La produzione di mobili su larga scala ha reso l’ebanisteria più accessibile e a prezzi più accessibili, ma gli ebanisti artigianali continuano a creare pezzi unici e di alta qualità.
Nell’ebanisteria, diverse essenze di legno possono essere utilizzate a seconda dell’aspetto desiderato e della durata. Alcune delle essenze di legno più comuni utilizzate in ebanisteria sono:
• Quercia: un legno forte e duro che ha un motivo distintivo di grana e viene spesso utilizzato per mobili e armadi tradizionali.
• Acero: un legno chiaro con una texture uniforme e un motivo di grana sottile. È una scelta popolare per mobili e armadi contemporanei e moderni.
• Ciliegio: un legno di colore rosso-marrone con una texture fine e uniforme e un motivo di grana distintivo. È spesso utilizzato per mobili e armadi di alta qualità.
• Noce: un legno scuro e duro con un motivo di grana ricco e distintivo che è apprezzato da molti fabbricanti di mobili ed ebanisti.
• Betulla: un legno chiaro con una texture uniforme e un motivo di grana sottile. È un legno versatile che viene spesso utilizzato come sostituto di legni più costosi.
• Mogano: un legno scuro di colore rosso-marrone con una texture fine e uniforme e un motivo di grana distintivo. È spesso utilizzato per mobili e armadi di alta qualità.
Questi sono alcuni dei legni più comunemente utilizzati in ebanisteria, ma altri legni come il pino, l’agrifoglio, l’ontano e il pioppo possono essere utilizzati. La scelta del legno dipende da fattori come il costo, la durata e l’aspetto desiderato.
STORIA DELL’INTARSIO
L’arte lignea, o storia dei manufatti di legno, è antica quanto la storia dell’uomo. Non si può disconoscere il fatto che l’uomo ha utilizzato il legno prima delle pietra, certamente come elemento naturale e di uso più semplice. Dall’esigenza puramente materiale con linee rozze ed informi, passò alla lavorazione e realizzazione di oggetti d’uso e di ornamento sempre più raffinati ed esteticamente apprezzabili. I manufatti diventarono anche opera d’arte, man mano che soddisfacevano l’esigenza estetica. Basti considerare la produzione lignea più elementare dei primi lavoratori del legno, i pastori, che per generazioni si sono tramandati l’arte; le loro testimonianze sono raccolte nei musei etnografici. I manufatti lignei sono il risultato di una complessa sintesi tra natura-uomo-attività-economia di comunità e di luoghi.
Il termine “tarsia” deriva dall’arabo “tarsi” (decorazione preziosa o incrostazione) e fu dato ai primi lavori certosini in cui i motivi ornamentali traevano ispirazione dagli intarsi marmorei mussulmani. L’antica arte dell’intarsio si sviluppa in Italia a partire dall’Impero romano seguendo la tecnica detta della “tarsia certosina”, ma già documentata in Asia Minore nel 600 a.C. La tecnica dell’intarsio raggiunge il suo periodo di massimo splendore in epoca rinascimentale, quando viene impiegata in opere di altissimo pregio destinate agli allestimenti sacri e nobiliari. È nello stesso periodo che viene perfezionato il procedimento della tarsia geometrica creando l’arte degli effetti pittorici e prospettici in raffigurazioni spesso policrome arricchite plasticamente dal disegno delle ombre.
Nel 1462 (che può essere considerato l’anno di nascita dell’intarsio), viene realizzato il Coro della Basilica del Santo a Padova, ad opera del Lendinara. Accanto a questi ultimi, altri artisti emblematici del “mobile dell’arte” sono Giuliano e Benedetto da Maiano, artefici del famoso armadio di Santa Maria del Fiore a Firenze e, più tardi, Baccio Pontelli, esecutore nel 1475 di una parte dello “Studiolo” di Federico da Montefeltro del Palazzo Ducale di Urbino.
La tipologia della tarsia seicentesca consiste nell’adoperare materiali ed essenze diverse, come l’avorio, l’ebano, le pietre dure, le lamine di metallo, di rame e ottone accostate a tartaruga e listrature di legni di radica (che comunemente era di legno di noce). Questo tipo di tarsia prende il nome da Charles Boulle, grande ebanista alla corte di Luigi XIV, ma fu importato in Francia da artigiani italiani al servizio di Maria dei Medici. Con il passare del tempo, l’arte dell’intarsio si sposta in Piemonte e in Lombardia, dove emerge un’ultima grande personalità, quella di Giuseppe Maggiolini massimo esponente del gusto Neoclassico nell’ambito della produzione del mobile lombardo che portò la tecnica della tarsia a eccezionali risultati che, usando solo i colori naturali dei legni, traccia una direttiva seguita ancora oggi. Altra area geografica dove si ebbe un uso importante della tarsia fu il napoletano, in special modo a Sorrento dove nel corso del 1800, eccelsi intarsiatori riuscirono ad ottenere risultati, con l’ausilio di ritocchi acquerellati e a china, di considerevole rilevanza.
TECNICA DELL’INTARSIO
L’Intarsio è una tecnica di decorazione di superfici piane, curve o lievemente accidentate di oggetti in legno che richiede abilità, precisione e pazienza. Esso si basa sul contrasto armonico di vari toni di essenze di legno di diverse qualità e colore, ma anche lamine metalliche, argento, scaglie di madreperla, avorio, tartaruga, ecc. La scelta delle essenze di legno e dei colori è molto importante per ottenere un risultato estetico soddisfacente, poiché gli ebanisti devono abbinare le tonalità dei diversi pezzi di legno in modo da creare un disegno armonioso. L’intarsio in genere è eseguito dall’intarsiatore ma anche da un ebanista esperto nel disegno, i quali eseguono tagli con l’ausilio di seghetti finissimi, seguendo tutte le sinuosità, le svolte e le morbidezze del disegno ed ottenendone vari pezzi, detti “cavature”, talora anche minutissimi, che, a traforo finito, costituiscono le “tessere” per la ricostruzione del disegno originale. In ciascun pacchetto di cavature poi, l’intarsiatore sceglie quella che, per colore, gli occorre alla ricomposizione. Le ombreggiature si ottengono immergendo nella sabbia rovente le tessere ritagliate, ottenendo così delle sfumature graduali.
La realizzazione della Tarsia a foro e contro foro.
• Si preparano i materiali necessari: fogli di impiallacciatura, un seghetto a traforo, scotch carta, matita, chiodi molto piccoli, bisturi e colla.
• Si realizza il pacchetto (insieme dei fogli di impiallacciatura che saranno bloccati tra due strati di compensato, che permetteranno di tagliare le essenze senza romperle), lo si blocca con chiodini molto sottili posizionati su tutto il perimetro.
• Si incolla una delle due copie del disegno sul compensato servendosi del martello, si buca la superficie lungo tutto il contorno del disegno con un chiodo grosso almeno quanto la lama del seghetto, che potrà entrare nei fori, lasciando intatto lo sfondo del lavoro.
• Si comincia ad intagliare partendo dall’interno del disegno e si procede verso l’esterno, facilitando così il lavoro. Se il seghetto scorre con difficoltà, si deve strofinarne la lama con della cera da candela.
• Il taglio con il seghetto a traforo va eseguito in modo perfettamente perpendicolare al piano del pacchetto per ottenere un taglio preciso il più possibile ed il minor numero di imperfezioni tra un materiale e l’altro.
• Ogni qualvolta una tessera si stacca dal pacchetto, la si impacchetta con dello scotch carta, per bloccarne gli strati ed evitare che vadano persi; sullo scotch di ogni pacchetto si scrive un numero che si riporta sulla copia del disegno.
• Terminato il lavoro di intaglio, si apre il pacchetto e se ne estraggono le essenze. Per dare maggior risalto alla composizione, si giocherà sul differente colore delle essenze ma si potranno ottenere anche delle ombreggiature, immergendo le tessere nella sabbia rovente e tenendovele più o meno a lungo a seconda dell’intensità del colore desiderato.
(Le immagini sono tratte dal libro, scritto da Giuseppe Morazzoni Il Mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, dal libro di M. Roubo L’Art du Menuisier Parigi, 1769-1775 e dall’Encyclopèdie Diderot et D’Alambert L’Art du Menuisier).
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